Lasciati andare…

Lasciati andare…

Lasciati andare…lascialo andare…

Tratto e rielaborato da un incontro tra Aurora e Anna Maria Acocella

(Aurora, 42 anni; incontro intensivo di psicoterapia di gruppo )

  • Terapeuta: Chi vuole lavorare ora? Tu Aurora? Sei arrivata di corsa, trafelata e so che non è stato facile organizzarti per venire.

Paziente: Si. Ci tenevo tanto a  partecipare a questo gruppo. Temevo proprio di non farcela e ho fatto di tutto per poter partecipare!

  • Terapeuta: Sei qui!. Dimmi.

Paziente: (con le lacrime agli occhi) E un pò lungo e non so bene da dove cominciare.

  • TerapeutaA me sembra che tu abbia già cominciato, continua

Paziente: E’ un periodo così cupo!

  • Terapeuta: Cosa vuoi dirci di te e di questo periodo molto cupo?

Paziente (con le lacrime agli occhi): E’ morta una mia cara amica qualche mese fa.

  • Terapeuta: E’ un valido motivo per essere molto triste.

Paziente: Aveva la mia età ed l’età di mia madre quando è morta. E io… mi sento la morte dentro. Dentro di me. (si ferma e si guarda intorno cercando in modo fuggente  lo sguardo degli altri )

  • Terapeuta: E’ questa la tua cupezza?

Paziente.: Si

  • TerapeutaLa morte che ti porti dentro? Dove la senti?

Paziente: Credo di si. Ho anche difficoltà di guardarmi intorno. Mi sento imbarazzata. La sento qui (si tocca la pancia con la mano)

  • TerapeutaHai difficoltà di guardarti intorno o di guardarti dentro?

Paziente: Forse entrambi

  • Terapeuta: Cosa sente la tua mano?

Paziente: Il gelo

  • Terapeuta: Vuoi scegliere una o due persone del gruppo che ti stiano vicino mentre lavori che possano essere di sostegno per te riguardo all’imbarazzo e al senso di morte che senti dentro?

Paziente: Si,  va bene. (pausa) Luigi e Caterina.

  • Terapeuta: Se per voi va bene mettetevi uno alla destra di Aurora e l’altro alla sua sinistra. Senza avvicinarvi troppo, datele un lieve contatto fisico in modo che possa sentire la vostra presenza. Va bene per te Aurora? Per voi?

Luigi e Caterina: Si va bene. (si avvicinano e con la mano toccano e posano la mano uno sul petto e l’altra sulla spalla).

  • Terapeuta: Per Aurora va bene?

Paziente: Si. (spontaneamente chiude gli occhi dai quali incominciano scendere le lacrime) Ho paura, paura di ammalarmi come mia madre e come Teresa…una paura tremenda. (mentre parla piange)

  • Terapeuta: Adesso non stai morendo Aurora. Cosa hanno in comune con te, tua madre e la tua amica?

Paziente: L’età. Io ho 42 anni, mia madre è morta a 42 anni e anche Teresa.

  • TerapeutaCos’altro?

Paziente: (comincia a piangere per alcuni minuti senza parlare )

  • Terapeuta: (aspetto che sia pronta per riprendere il lavoro) Cos’altro che possa chiarire il senso di morte che hai dentro?

Paziente: ( con un filo di voce, con gli occhi chiusi e serrando  i pugni, singhiozzando) Ho perso un bambino qualche mese fa. Quasi un anno. E’ morto dentro di me. (stringendo a se i pugni )

  • TerapeutaE tu lo stai ancora tenendo morto dentro di te.

Paziente: Singhiozza mentre Luigi e Caterina le stanno vicino sostenendola con il contatto fisico.

  • Terapeuta: E’ tremendo sapere di aver dentro di sé un bambino morto.

Paziente: Non riesco a perdonarmi di non essermene accorta.

  • TerapeutaE’ per questo che non lo lasci andare?

Paziente: E’ doloroso. Com’è doloroso. Fa male! ( piangendo)

  • Terapeuta: Si, è doloroso; doloroso come il senso di morte che hai dentro per tua madre, la tua amica e tuo figlio mai nato.

Paziente: E’ doloroso (singhiozzando sempre più forte)

 

  • Terapeuta: (aspetto che sia pronta per riprendere il lavoro) Invito Luigi e Caterina a ripetere con me.. lasciati andare a questo dolore, lasciati andare…lascialo andare, lascialo andare.

Paziente: Mentre continua a piangere i suoi pugni lentamente si aprono, lascia cadere le braccia sulle gambe e si accuccia rannicchiata su Caterina che, con estrema dolcezza, la tiene fra le sue braccia per un po’, dondolando.

  • Terapeuta: Come stai Aurora?

Paziente: (apre gli occhi e si guarda intorno. Guarda me , Luigi e Caterina) Mi sento sfinita ma viva. Grazie Luigi, grazie Cristina. Grazie a tutti.

Luigi: E’ stato importante anche per me…

Cristina: Ora i tuoi occhi sono più luminosi Aurora. Anche io mi sento più viva…

  • TerapeutaQuando il senso di morte dischiude la porta al senso della vita vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro: abbiamo restituito ad entrambi l’altra metà che le appartiene.

Aurora probabilmente teneva dentro il senso di morte, vivendo nel passato in ciò che è stato o avrebbe potuto essere. Permettendosi di lavorare, esprimendo il suo bisogno di farsi aiutare a lasciar andare, ha potuto, sostenuta e incoraggiata dal terapeuta e dal gruppo, affrontare la dolorosa separazione dalla madre,( morta tanti anni fa) dall’ amica con la quale si era identificata, e dal  suo bambino mai nato, che continuava a tenere in grembo. Inconsapevole che così facendo, li dove avrebbe voluto la vita, continuava a tenere “morte”.

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