Sono annegata…

Sono annegata…

Tratto e rielaborato da un incontro tra Antonella e Anna Maria Acocella

 

…aiuto..annego

(Antonella, 45 anni; psicoterapia individuale)

……Paziente: Ah! Dimenticavo, vorrei lavorare su un sogno che mi inquieta un po’.  Ma forse non abbiamo tempo.

  • Terapeuta: Dipende. Quanto ti inquieta?

Paziente: Abbastanza!

  • Terapeuta:E’ interessante che per un sogno che ti inquieta abbastanza, ti lasci solo gli ultimi 15 minuti del nostro incontro! Facciamo una cosa, raccontalo e decidiamo dopo e insieme se lavorarci o rimandarlo alla prossima volta,  portandoti abbastanza inquietudine con te.

Paziente: Si, va bene. Sono abituata all’inquietudine (sorride)

  • Terapeuta: E ti piace?

Paziente: No. Ho aspettato perché avevo paura! (agitandosi un po’ sulla poltrona)

  • Terapeuta: Hai aspettato tenendoti la paura. Se avessi voluto smettere di avere paura avresti cominciato subito.

Paziente: E’ vero! Quando ho paura rimando e mi impaurisco sempre di più.

  • Terapeuta:Rimandi spesso?

Paziente.: Si

  • TerapeutaE’ una tortura! Un auto-tortura!

Paziente:Ti racconto il sogno.

  • Terapeuta: Ti ascolto

Paziente: Il sogno riassunto di Antonella è questo: Sono seduta sulla poltrona della scrivania del mio ufficio e di colpo mi accorgo che mia figlia non è più con me. La cerco ovunque e non la trovo (mentre racconta la paura aumenta, si muove molto, incomincia a sudare e trattiene l’emozione stringendo la gola con le mani). Corro fuori, ricordandomi con terrore che c’è una piscina. Vado in giardino e la vedo galleggiare morta vicina al bordo. Mi sveglio in preda all’angoscia.

  • Terapeuta: (Decidiamo insieme di prenderci del tempo in più per lavorare sul sogno). Che effetto ti fa il tuo sogno?

Paziente: Sono stata molto male al risveglio e mi sono torturata e angosciata dai sensi di colpa verso mia figlia. Come se temessi di volerla morta.

  • Terapeuta: Comprendo.. conoscendo la tua attitudine all’interpretazione! In effetti un morto c’è. Vediamo dov’è e chi è?

Paziente: Io adoro mia figlia

  • Terapeuta: Lo so, e non ho alcun motivo di credere che non sia così!

( Lavoro lentamente in modo da  facilitare Antonella ad entrare in ciascuna parte del sogno aiutandola a narrarle come parti di se)

Diventa la sedia della scrivania del tuo ufficio…. e descrivi chi sei… e come sei.. e cosa provi ad essere chi sei  e come sei…

Paziente: Sono la sedia della scrivania. Sono utile,  scomoda, morbida e stretta, un po’ consunta. Provo tristezza.( trattiene le lacrime)….Sono la scrivania: e sono delimitata, in disordine, piena di cose, di carte ecc..sono la strada di pietra che porta alla piscina, sono fredda, dura.. ( trattiene le lacrime)

  • Terapeuta: Ora, diventa la piscina.

Paziente: (comincia a piangere per alcuni minuti senza parlare )

  • Terapeuta: (aspetto che sia pronta per riprendere il lavoro) Antonella, ora sei la bambina del tuo sogno.

Paziente: (con un filo di voce e senza guardarmi)  Sono bella, adorabile, la cosa più importante di Antonella.

  • Terapeuta: Puoi ripeterlo alzando la voce e guardandomi negli occhi?

 

Paziente:  Sono bella, adorabile, la cosa più importante di Antonella. (Riprende a piangere)

  • Terapeuta: Puoi ripeterlo?

Paziente: Sono bella, adorabile, la cosa più importante di Antonella.

  • Terapeuta:  vuoi dire altro di te?

Paziente: Sono piena di vita, intelligente, vivace.. e morta.

  • Terapeuta: Che effetto ti fa?

Paziente: Non so, non capisco bene! ( piange )

  • Terapeuta: Vedi se ti risuona..Io sono la parte di Antonella che è bella, adorabile, piena di vita, vivace… la parte più importante di Antonella; e questa parte è morta!

 Paziente: Si, si mi risuona.

  • Terapeuta: E come l’hai annegata?

Paziente: Sono annegata nel lavoro. Ho annegato nel lavoro la mia parte vitale.

  • Terapeuta: Che effetto ti fa?

Paziente: (piangendo) Fa male. Sono triste e dispiaciuta  per quella parte di me dimenticata.

  • Terapeuta: Per la parte che hai annegato?

Paziente: Si

  • Terapeuta: E’ un vero peccato averla annegata! E non deve essere stato facile farlo!

Paziente: No non  è stato facile

  • Terapeuta: Senti ancora l’angoscia?

Paziente: No, non più

  • Terapeuta: L’angoscia è una emozione bloccante, la tristezza, e il dispiacere no. Cosa ne pensi? Possiamo fermarci qui per ora?

Paziente: Si, va bene. Voglio rimanere in contatto con questo, sento che è fondamentale per me. Non voglio annegare ancora! Non voglio annegare più!

  • TerapeutaMi sembra un’ottima decisione quella di mantenere viva la tua parte più importante.

 

Decidendo di non tenersi la paura e di non rimandare, Antonella si è data la possibilità di entrare nella narrazione del suo sogno, senza giudicarsi ma accogliendo e accettando le diverse parti di sè. Riconoscendole si è permessa di sentire e di esprimere. Sentire ed esprimere le hanno permesso di recuperare una parte di sé, la più importante,  da tempo abbandonata ( affogata). Autorizzandosi così, a ri- darle vita( non voglio annegare più!)

 

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