Un pacco tra le mani
Tratto e rielaborato da un incontro tra Mario e Edoardo Brutti
…..Lo porto via con me….
(Mario 30 anni psicoterapia individuale)
Mario: sono stanco di “portare” sempre il mio passato
- T.: in che senso?
M.: di mettere sempre davanti tutto quello che è stato….
- T.: come se fosse un pacco ingombrante che tieni tra le mani e tra te e il mondo?
M.: si… è come se prima di tutto dovessi mostrare come ero più che come sono… vorrei un po’ liberarmene
- T.: e cosa te lo impedisce?
M.: non so come si fa….
- T.: interessante, neanche io…. (ridiamo…), proviamo così, gli porgo un foglio e qualche colore, disegna qualcosa di cui ti vuoi liberare….
M.: in che senso…
- T.: disegna qualche cosa di tuo che oggi ti va di lasciare qui…
M.: lo sai che per me è difficile prendermi sul serio, se mi fai disegnare poi….
- T.: lo puoi fare giocando???
M.: tu mi prenderai sul serio?
- T.: il gioco è qualcosa di serissimo se giocato….
M.: ok ci provo…..
(Il paziente si prende venti minuti per disegnare se stesso. Si disegna a 12 anni che ride con un sole e delle lacrime che scendono. Mi rendo conto che il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo e lo condivido con lui)
- T.: (mi rivolgo a Mario dicendogli che non avremo il tempo per soffermarci su tutto quello che ha disegnato, se è d’accordo e che cosa prova) Mario: che effetto ti fa?
M.: un po’ mi solleva!
- T.: ok, guarda il tuo disegno e scegli tu su cosa soffermarti…
M.: (guarda il disegno…) ti voglio parlare di me a 12 anni!
- T.: Quello che hai disegnato sei tu a 12 anni? Fammi vedere! (mi indica nel disegno lui che sorride con le lacrime)…. Ok! come era Mario a 12 anni?….
M.: beh ridevo sempre come ora, ma non ero allegro… ho la sensazione che mi mancassero un sacco di cose…
- T.: tipo? Cosa ti mancava?
M.: non lo so….
- T.: ti va di parlare un po’ con quel ragazzino… così per vedere se lo sa lui?
M.: proviamo…
(Mario chiude gli occhi e inizia a parlare con il sé di dodici anni teneramente. Gli si rompe la voce e sembra visibilmente commosso)
M.: sei triste? che posso fare per te?
M.(da piccolo): Boh!
M.: Come mai sei triste?
M.(da piccolo): Boh!
- T.: Lo esorto a parlare più che a fare domande: parlagli di quando TU sei triste….
M.: sai quando sono triste io mangio, e spesso cerco qualcuno con cui parlare per stare un po’ meglio….
M.(da piccolo): Io no… non voglio parlare… sto bene solo da nonno!
M.: Perché nonno??
M.(da piccolo): Beh lui mi accetta anche quando sono triste e sto zitto…. E non mi spiego! E poi mi porta a mangiare il gelato….
- T.: Mario tu hai capito come mai sta bene solo da nonno?
M.: No!
- T.: beh… chiedigli meglio!
M.: Cosa fa nonno di particolare?…. Ti capisce e ti porta a prendere il gelato e basta….
M.(da piccolo): Noooo…. non è che mi capisce o mi chiede, ma mi sta comunque vicino anche se non gli dico cosa c’è…. e non mi sgrida!!!
M.: (il viso di Mario si illumina) Ahhhhhh…
- T.: sembra che ti risuona qualcosa…
M.: si! Lui non vuole che lo si capisca, vuole che gli si stia vicino….
- T.: Bene! a questo punto…. cosa puoi fare per lui
M.: beh posso provare a stargli vicino io…
- T.: cioè?
M.: posso provare a stare con lui anche se non lo capisco….
- T.: come faceva nonno con te?
M.: più o meno…..
- T.: e magari anche a prenderlo sul serio… e portarlo a prendere un gelato!!!
M.: direi di si…
- T.: Bene questo è quello che vuoi fare per lui….e per te cosa vuoi fare oggi.. qui?
M.: non voglio lasciarlo qui…
- T.: cosa?
M.: il disegno e me a 12 anni…
- T.: ok puoi prenderlo…. È tuo! E come puoi portare via te a dodici anni?
M.: (ripiega il disegno con precisione e se lo mette in tasca), accettandomi anche se non capisco…
- T.: bene. Come stai? Come ti senti rispetto al pacco tra le mani con il quale sei arrivato?
M.: beh, ora è più leggero… più piccolo!
Il “passato” è figura quando non è concluso, il non essere stato considerato nelle sue vulnerabilità sembrerebbe portare Mario a prendersi poco sul serio e a sdrammatizzare quello che gli accade nella vita odierna. Il lavoro si è caratterizzato nei termini di recuperare e riattualizzare il passato in un “tutto” che esiste nell’oggi e che sceglie di portare con sé invece che liberarsene.
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